Che Davutoğlu sia stato un po' incauto se ne sono accorti anche gli Sciiti, che oggi hanno fatto sentire la loro riprovazione nei confronti dei tanti atteggiamenti discriminatori del governo nei loro confronti.
Se il ministro degli Esteri parla di come prevenire il conflitto fra sunniti e sciiti in Iraq e in Iran, nel suo Paese questo sembra essere ormai acceso, almeno nelle parole. Selahattin Özgündüz, il leader dei Caferi, gruppo sciita turco che prende il nome dal sesto imam, Jafar al-Sadiq, condanna la politica assimilatoria dello Stato, che si comporterebbe esso stesso come una setta, la setta sunnita. Nella sua polemica Özgündüz chiama a raccolta gli Aleviti che, benché si distanzino dall'Islam sunnita e sciita tradizionale, condividono con gli sciiti, oltre all'attesa del dodicesimo imam, la stessa polemica contro l'imposizione culturale sunnita da parte dello Stato.
Le contraddizioni non hanno mai fine da queste parti.
Per quanto riguarda il dramma di Uludere, da segnalare è l'istituzione, da parte del parlamento, di una sottocommissione per indagare sui tragici eventi avvenuti al confine con l'Iraq, in cui un bombardamento dell'esercito ha ucciso 35 ragazzi.
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