Visualizzazione post con etichetta terzo ponte sul bosforo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta terzo ponte sul bosforo. Mostra tutti i post

martedì 14 gennaio 2014

Le parole che rimangono in gola (Boğaz)


Non mi importa di parlare di niente. Non mi piace come scrivo, la scrittura cambia la realtà, non voglio fare l'antropologa né la giornalista nella vita. E in questo c'entra anche Yasin, che mi chiede di fargli vedere le note che prenderò dopo la nostra conversazione. E mi chiede che idea mi sono fatta di Fikirtepe, e mi annuncia che mi farà un'intervista “per conoscere il punto di vista di una straniera su Fikirtepe”, a me che ogni parola di questo annuncio mi dà ai nervi. “Conoscere” è una grande parola, da una conversazione con una studentessa di antropologia un po' sprovveduta non vedo che tipo di conoscenza possa discendere. “Fikirtepe” è un argomento? Si può avere un “punto di vista” su Fikirtepe? E perché il punto di vista di “una straniera” dovrebbe avere un'importanza in senso assoluto? Dalla mia fatica di vedere Fikirtepe come argomento, segue la mia difficoltà a farmi un punto di vista. In visita a dei famigliari della mia coinquilina, quest'ultima spiega che sto facendo una ricerca sul kentsel dönüşüm etc. E la zia, in modo del tutto spontaneo: –E che cosa hai scoperto?–
Sono rimasta bloccata e ho sparato la prima cosa che mi è venuta in mente. Non che non fosse vera, ma non era nulla in assoluto. Non era Fikirtepe in toto. Il fatto è che guardando sempre più da vicino qualcosa, come sempre è difficile vederne l'insieme. Provate ad immaginare di dover rispondere a una domanda del tipo “ Cosa pensi di Sesto San Giovanni?”
Chiaramente nella domanda di Yasin, giornalista amatoriale che ha la redazione del suo quotidiano on line su Fikirtepe sul banco del suo negozio di ferramenta, non c'era l'intenzione di sapere se trovo Fikirtepe bella o brutta, chiaramente si riferiva allo sviluppo del quartiere come un problema, e la mia impressione su di esso.
Che cos'è successo? Ha ristretto il campo, ha chiuso la visuale, ma non ha semplificato la composizione dell'immagine, non ha semplificato la domanda. Io non so rispondere. E se non so rispondere ho fallito. Ma nemmeno voglio. Eppure era quello che mi prefiggevo di fare. “Gli antropologi devono parlare alla gente” mi dicevo. Devono aiutare ad aprire gli occhi alle persone, renderli consci del cambiamento antropologico in atto, dare loro gli strumenti per farsi un'idea, per pensarlo.


Sono andata a Poyrazköy, per vedere la costruzione del terzo ponte sul Bosforo e la trasformazione del paesaggio che ne consegue. Ho preso un autobus da Ümraniye, due rioni più in là rispetto a dove abito. Ci sono rimasta sopra un'ora esatta. Avevo aspettato l'autobus per mezz'ora, accanto a una ragazza che insieme a sua madre andava a Kavacık, da dove dovevo salire su un altro autobus fino a Poyrazköy. Si ferma l'autobus con il numero che aspettavamo ma l'autista ci dice che abbiamo sbagliato lato, di aspettare sul marciapiede opposto. Un'altra mezz'ora. Dopo aver percorso lungamente Çavuşbaşı yolu, in un'Istanbul ancora rurale e lontana, l'autobus arriva a Kavacık. Scendiamo e noi tre donne ridiamo, pur senza conoscerci. Ma quanto era lungo?! E adesso dove va? A Poyrazköy. E lei? Anche noi! A trovare una zia. E lei da chi va? Da nessuno, solo per fare un giro. Smettono di sorridermi. Non mi parlano più. Che cosa ci va a fare una ragazza da sola a Poyrazköy? Un'altra ora di bus. Di cui un quarto d'ora sulla costa, a Beykoz; un quarto d'ora fra colli coperti di boschi, qualche casa isolata e piloni della corrente. Un'altra mezz'ora nella foresta incontaminata e verdissima, colli e valli e un'unica strada. In cima ad un'ultima incredibile discesa-salita, appare una striscia rasata dalle ruspe, piloni dell'autostrada in costruzione, e a lato, il villaggio Poyraz, sopra e sotto, fino alla spiaggia.
Inequivocabili, nel cuore del panorama, i piloni del ponte in costruzione, di qua e di là del Bosforo. Le navi quando passano in mezzo fanno “Pooooo”. Salutano qualcosa che ancora non c'è. Però c'è. Faccio mille riprese a questo paesaggio incredibile. Non ho voglia di parlare con le persone, di cercare di capire. Capire cosa? Come cambia il mondo con il terzo ponte?
Solo al termine di una camminata gelida dal monte fino alla marina, fra mucche e galline, risalgo ed esco sulla rocca, guardo verso il mare. Alla sinistra ho il Bosforo, davanti il Mar Nero, costa buia e ventosa. Rimango ad inumidirmi i capelli all'incrocio dei mari. Poi mi rifugio in un caffè, sorpassando un matto con la faccia tutta rossa, un ghigno e gli occhi spalancati che urla – No, non uscire, non chiudere la porta, è pericoloso!–
Allora mi accorgo che hanno tutti l'accento del Mar Nero, e mi sento altrove. Mi chiedono da dove vengo. Rispondo: –Da Istanbul.–
Ridono. –Anche qui è Istanbul.–
Mi chiedono una lira per il té; protesto; mi fanno pagare 75 kuruş. Costava 50.
Vado all'autobus. Diamine, è appena passato. Il prossimo è fra un'ora. Ho fame. C'è un negozietto lì vicino. Il negoziante ha voglia di parlare. Io no. Gli chiedo pigramente se è contento del terzo ponte. Lui dice sbottando: ­–E che si vincono le guerre senza ponti e senza strade?! Un paese per vivere deve sacrificare le foreste.– Ha due stampelle e insiste per raccontarmi delle sue avventure amorose quando ha lavorato in Germania negli anni Sessanta. Preferisco il freddo e i cani randagi alla fermata. Finalmente arriva l'autobus. Di nuovo un tuffo nel verde scuro. Poi la città.

Il Mar Nero è alle mie spalle, guardo verso l'interno del Bosforo

lunedì 9 gennaio 2012

Si apre la gara d'appalto per il terzo ponte sul Bosforo

Sfuma il progetto del ponte sullo Stretto, allora si mettono in coda per un altro ponte colosso, gli italiani.
Ci prova l'Astaldi, impresa di costruzioni che domani parteciperà insieme ad altre 17 imprese da tutto il mondo (Giappone, Spagna, GB, Russia, Austria e naturalmente Turchia) alla gara di attribuzione del progetto del terzo ponte sul Bosforo. Un disastro per l'ecumene Istanbul.
L'Astaldi, con una sede ad Ankara, non è nuova alla Turchia, per la quale ha già realizzato l'autostrada che collega Istanbul alla capitale; inoltre nella stessa Istanbul ha in corso l'importante progetto della metropolitana che collegherà Kadıköy con la periferia est della città oltre alla costruzione del ponte sul Corno d'Oro.
Il progetto, già pronto da agosto, non si limita al ponte, ma anche all'autostrada che vi passerà sopra, insinuandosi nell'ultima riserva verde del Bosforo (clicca sul link sopra), e poi non si potrà più tornare indietro.

martedì 14 giugno 2011

Cartolina post-elettorale

Una gita in un posto bellissimo, unico al mondo. In questo posto il mare diventa come un vasto fiume e si insinua nella terra, portando con sé navi imponenti, correnti portentose e delfini. La terra sta ferma lì, si affaccia, e non può fare altro che guardare, questo incessante trascorrere. La terra è verde e ventosa, lo spazio è enorme, cielo mare e terra che si sciolgono insieme in questa bellezza miracolosa. Questo posto è Istanbul, unico al mondo, irripetibile.

Da qualche decennio a questa parte il verde fisso della terra ha ceduto sempre più il posto al grigio di palazzi brutti, le gru mangiano gli alberi a colazione a pranzo e a cena. Ma da dove mi trovo ora, dall'alto di Anadolu Kavağı, posso vedere che c'è ancora una linea che non è stata sorpassata, che il grigio finisce ad un certo punto e tutto concentrato sembra spingere per invadere il resto. Ma per ora non è passato da qui. Ma se qui dovesse passare il terzo ponte, che fa parte del programma elettorale dell'Akp, non so quanto il fronte verde riuscirà a tenere. E allora questo angolo di mondo unico, questo scorcio incredibile, sarà ricordato come oggi la vecchia Istanbul sulle ristampe delle vecchie cartoline, quando Istanbul era Costantinopoli ed era un sogno arabo.


Nella Istanbul di oggi l'industria edilizia è popolare tanto quanto le merendine: le pubblicità che passa la tv sono per la gran parte merendine e costruzioni di lusso, dove le agenzie immobiliari sono come dei piccoli imperi, delle dinastie, che portano il cognome dei loro fondatori, e che nelle reklam regalano sogni di lusso e il lusso come un diritto di tutti. E' davvero un momento d'oro per l'industria edilizia turca, dalle autostrade che divorano le montagne nella valle del Çoruh al terzo ponte gettato sull'intemperanza di questo stretto. E che cosa può fermare un partito che ha preso il 50% delle preferenze dei cittadini (stessa percentuale nella stessa Istanbul)?