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sabato 28 dicembre 2013

Auguri di Buon Natale e di Felici Dimissioni (Monocolo parte 2 di 3)


Mi avvicino ad una coppia, mi dicono di essere di Hong Kong, in visita ad una loro ex-connazionale, ormai stabile in Turchia, sposata ad un americano. Spiego che la mia famiglia è credente, ma io, per quanto ami l'atmosfera natalizia, non vado in chiesa se non per sentire cantare il mio babbo. Lui mi guarda serio e dice: –Forse è arrivato il momento di fare visita ad una chiesa di nuovo.– con lei che annuisce alle sue spalle. In poco tempo mi ritrovo l'amico americano che mi spiega come arrivare là, a che ora sarà la messa, etc. La messa sarà nella cappella del consolato olandese, su una laterale di viale İstiklal. Ma, mentre mi spiega i dettagli, le nostre voci sono sommerse dal coro poderoso della manifestazione della Türk Gençlik Birliği (Unione della gioventù turca), che chiede a tutta voce le dimissioni del governo ladro. Il coro di bambini rimane ammutolito e in attesa. 



Siccome non avevo ancora letto le notizie (non dimentichiamoci che era la mia settimana di vacanza), non sapevo la ragione di quell'appellativo, “ladro”, così l'ho chiesto a un signore che mi stava accanto. Il governo sta rubando tutto, dice, a loro che lavorano nell'educazione, nel sociale, che sono insegnanti, psicologi, medici. Gli dico che maggior parte delle persone con cui parlo sostengono il governo e stimano il loro premier. Lui sostiene che le persone con cui parlo sono tutte ignoranti (cahil) e non capiscono nulla. Invece quelli che vedo sfilare davanti sono tutti loro, che vedono sparire le risorse e hanno studiato e capiscono. Sfilano con scatole di scarpe nelle mani, che sollevano in aria. In scatole di scarpe, come ho appreso poi, pare che il presidente della banca statale Halkbank nascondesse tangenti ricevute per rendere la vita facile ad un imprenditore iraniano di origine azera. Uno scandalo enorme, una Tangentopoli in cui sono coinvolti anche i figli di tre ministri, indagati per tangenti dalle compagnie edilizie nell'ambito dello sviluppo urbano (il nostro kentsel dönüşüm). La compagnia edilizia Ağaoğlu avrebbe scavalcato il divieto di espansione di uno dei suoi progetti, da parte dell'ufficio di pianificazione urbana del comune di Istanbul, rivolgendosi direttamente al figlio del Ministro dell'Ambiente e dell'Urbanistica, Erdoğan Bayraktar. Ora i tre ministri: ambiente, economia (il già citato Çağlayan) e affari Ue (Egemen Bağiş) hanno dato le dimissioni, mentre il premier ha ordinato la sospensione dal servizio di cento poliziotti e di un pubblico ministero che lavoravano all'indagine. Se tutto ciò fosse la verità, e non un complotto ordito dai sostenitori di Fetullah Gülen (si parla ormai di faida), io avrei già finito la mia tesi e me ne potrei tornare a casa. É stato perfino arrestato (ora rilasciato) il sindaco della municipalità di Fatih,  Mustafa Demir, accusato di aver dato il permesso di costruire su aree protette dall'Unesco (Sulukule?).

martedì 14 giugno 2011

Lo sguardo gentile del Parlamento

Le tanto attese elezioni sono finalmente passate. La tensione nelle strade, dopo una domenica elettorale semideserta di autobus vuoti in attesa alle fermate, è scesa. Niente più pulmini, niente più musica a tutto volume né raduni di partiti estemporanei di cui finora ignoravo l'esistenza, come questo dell'Hepar a Kadıköy. I –per fortuna– pochi presenti recitavano in coro il discorso di Atatürk alla gioventù, tenendo entrambe le braccia alzate a mo' di saluto, e sembravano davvero un po' invasati.
Adesso ci sono le buone notizie. Vero che ha vinto l'Akp e se fossimo in Italia non mi augurerei la vittoria di una simile forza politica. Ma qui siamo in Turchia, e devo pensare con un altro cervello. La mancanza di scrupoli negli investimenti e nei progetti edilizi che caratterizza questo partito mi fa paura, come ho già scritto altrove. Ma forse questa mancanza di scrupoli, queste tigri anatoliche che assomigliano di più all'Europa di tanti altri sbandieratori, in virtù dell'interesse al guadagno forse possono davvero migliorare questo Paese, loro malgrado. Non sarà certo un cambiamento profondo e gravido di vantaggi per la democrazia, ma per il momento è quanto di meglio si possa augurare al Paese. Nel suo discorso a scrutini conclusi, Erdoğan si è rivolto alla nazione parlando ai fratelli Curdi, Aleviti, Laz, Sunniti, Circassi. Ha parlato di diritti delle minoranze. I curdi dal canto loro hanno festeggiato la loro piccola grande vittoria (36 candidati entreranno in Parlamento) e la disfatta del partito Repubblicano di Kılıçdaroğlu. Sui giornali sensibili ai diritti delle minoranze è stato molto apprezzato il discorso del capo del Governo: "Magari tutti parlassero dal balcone!". I discorsi di Erdoğan dal balcone sono ormai un appuntamento fisso: per la terza volta, dopo la sua vittoria, è uscito sul famigerato balcone della sede del suo partito e ha parlato alla nazione. Il compromesso con il Partito della Giustizia e dello Sviluppo  è visto come possibile, diversamente con il Chp, benché il suo segretario generale sia  curdo e alevita.

Ma le buone notizie non sono finite qui: ben 78 donne hanno conquistato una poltrona in Parlamento. Tra di esse, ci tengo a menzionare Leyla Zana, finora detenuta dopo che 17 anni fa, dopo la sua elezione a deputata, aveva pronunciato una frase in curdo durante il suo giuramento. Il suo giuramento è pertanto atteso con curiosità. Il Bdp, partito democratico della pace, filo-curdo, ha sostenuto l'elezione della candidata indipendente Sebahat Tuncel, eletta a Istanbul, nella foto qui sotto il giorno prima delle elezioni in una marcia a kadikoy.