Che Davutoğlu sia stato un po' incauto se ne sono accorti anche gli Sciiti, che oggi hanno fatto sentire la loro riprovazione nei confronti dei tanti atteggiamenti discriminatori del governo nei loro confronti.
Se il ministro degli Esteri parla di come prevenire il conflitto fra sunniti e sciiti in Iraq e in Iran, nel suo Paese questo sembra essere ormai acceso, almeno nelle parole. Selahattin Özgündüz, il leader dei Caferi, gruppo sciita turco che prende il nome dal sesto imam, Jafar al-Sadiq, condanna la politica assimilatoria dello Stato, che si comporterebbe esso stesso come una setta, la setta sunnita. Nella sua polemica Özgündüz chiama a raccolta gli Aleviti che, benché si distanzino dall'Islam sunnita e sciita tradizionale, condividono con gli sciiti, oltre all'attesa del dodicesimo imam, la stessa polemica contro l'imposizione culturale sunnita da parte dello Stato.
Le contraddizioni non hanno mai fine da queste parti.
Per quanto riguarda il dramma di Uludere, da segnalare è l'istituzione, da parte del parlamento, di una sottocommissione per indagare sui tragici eventi avvenuti al confine con l'Iraq, in cui un bombardamento dell'esercito ha ucciso 35 ragazzi.
"..metterci nei loro panni, un'impresa snervante che non riesce mai perfettamente." C.Geertz
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lunedì 9 gennaio 2012
sabato 7 gennaio 2012
Il patto di Davutoğlu con gli Sciiti
Il ministro degli Esteri Ahmet Davutoğlu è rientrato ieri dalla sua visita al presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, presso cui si è trattenuto due giorni.
Esito dell'incontro è l'impegno a lavorare insieme contro le minacce che provengono da sempre più violente opposizioni fra gruppi religiosi, non solo in Iran, ma in tutti quei territori dove l'Iran espande la sua influenza: Siria, Iraq, Libano. Quella che nel corso dell'incontro fra i due politici è stata definita la "Mezzaluna sciita". Secondo Davutoğlu essa potrebbe trasformarsi da minaccia, come appare allo stato attuale, perché acuisce i conflitti interni, a risorsa vantaggiosa, ma solo se Turchia e Iran si impegneranno congiuntamente in questa direzione.
La Turchia infatti è stata perfino indicata dall'omologo iraniano di Davutoğlu Ali Akbar Salehi come luogo ideale per riprendere i negoziati sul nucleare con l'Occidente.
Ma cosa intende il ministro degli Esteri turco per "collaborazione" con gli Sciiti? Forse una dichiarazione di intenti è rappresentata dall'incontro con il leader iracheno sciita Moqtada al-Sadr: d'accordo i due su una politica di amministrazione interna che sia rappresentativa di tutte le forze etniche e politiche presenti nel paese, in modo da evitare l'inasprirsi dei conflitti.
Naturalmente, oltre alle esplosioni a Baghdad di pochi giorni fa (che sembrano essere causate proprio da questo rinnovato conflitto fra sciiti e sunniti nel Paese), parlano di come "sistemare" le popolazioni curde irachene pur continuando a garantirsi l'accesso alle risorse petrolifere dell'area. Non sa Davutoğlu che proprio oggi le madri di Uludere piangono i loro figli? Non proprio un'immagine di pace e armonia interna, non c'è che dire.
Esito dell'incontro è l'impegno a lavorare insieme contro le minacce che provengono da sempre più violente opposizioni fra gruppi religiosi, non solo in Iran, ma in tutti quei territori dove l'Iran espande la sua influenza: Siria, Iraq, Libano. Quella che nel corso dell'incontro fra i due politici è stata definita la "Mezzaluna sciita". Secondo Davutoğlu essa potrebbe trasformarsi da minaccia, come appare allo stato attuale, perché acuisce i conflitti interni, a risorsa vantaggiosa, ma solo se Turchia e Iran si impegneranno congiuntamente in questa direzione.
La Turchia infatti è stata perfino indicata dall'omologo iraniano di Davutoğlu Ali Akbar Salehi come luogo ideale per riprendere i negoziati sul nucleare con l'Occidente.
Ma cosa intende il ministro degli Esteri turco per "collaborazione" con gli Sciiti? Forse una dichiarazione di intenti è rappresentata dall'incontro con il leader iracheno sciita Moqtada al-Sadr: d'accordo i due su una politica di amministrazione interna che sia rappresentativa di tutte le forze etniche e politiche presenti nel paese, in modo da evitare l'inasprirsi dei conflitti.
Naturalmente, oltre alle esplosioni a Baghdad di pochi giorni fa (che sembrano essere causate proprio da questo rinnovato conflitto fra sciiti e sunniti nel Paese), parlano di come "sistemare" le popolazioni curde irachene pur continuando a garantirsi l'accesso alle risorse petrolifere dell'area. Non sa Davutoğlu che proprio oggi le madri di Uludere piangono i loro figli? Non proprio un'immagine di pace e armonia interna, non c'è che dire.
venerdì 6 gennaio 2012
Arrestato İlker Başbuğ, ex capo delle forze armate
E' stato arrestato questa mattina alle 9 il generale İlker Başbuğ, fino all'anno scorso capo dell'esercito turco – che in Turchia non coincide con il ministro della Difesa – accusato di complottare contro il governo Erdoğan.
L'inchiesta che ha portato il gen. Başbuğ agli arresti rientra nell'ambito della cosiddetta Ergenekon, örgüt, "l'organizzazione" ultranazionalista che da sempre si oppone al governo islamico-conservatore dell'Akp (Partito della Giustizia e dello Sviluppo). Secondo quanto riporta Taraf, la svolta nell'inchiesta è avvenuta nel momento in cui due indagini parallele si sono unite: una riguardava accuse di propaganda nera che provenivano da siti internet presumibilmente gestiti dall'esercito, la cosiddetta “İnternet Andıcı“, mentre l'altra tendeva a sgominare i responsabili del tentativo di togliere il potere ad un governo eletto visto come minaccia reazionaria.
Dopo sette ore di interrogatorio con la stampa nazionale accampata fuori, Başbuğ è stato infine accusato di dirigere un'organizzazione sovversiva e di tentativo di colpo di stato.
Sempre dalle pagine di Taraf, Ahmet Altan si interroga sul motivo per cui tanta scrupolosità nell' inseguire la trasparenza, in vista di una svolta democratica nella gestione della politica turca, non sia perseguita in ogni affare oscuro che avviene nel Paese, come in merito alla recente strage di curdi a Uludere, al confine con l'Iraq, dove 35 ragazzi, niente più che piccoli contrabbandieri, sono stati uccisi da un raid dell'esercito turco. Finora di ufficiale c'è solo che il bombardamento è seguito ad un ordine dell'intelligence. Ma il Mit, il servizio segreto turco, ha negato di aver dato l'ordine. Allora chi ha dato l'ordine, perché? Tutto scompare tra le maglie di quello che viene definito il potere profondo.
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