Kız Reporter è momentaneamente impegnata con gli esami universitari e si disinteressa quasi completamente del mondo, abbracciata alla sua scrivania.
Si scusa per il disagio e il senso di assenza provocato.
"..metterci nei loro panni, un'impresa snervante che non riesce mai perfettamente." C.Geertz
lunedì 30 gennaio 2012
sabato 21 gennaio 2012
Riconoscimenti
Migliaia di turchi radunati a Parigi, migliaia di turchi radunati a Istanbul. Trova le differenze.
I primi protestano contro la legge approvata alla camera e che sarà in senato lunedì che stabilisce che negare il genocidio armeno del 1915 è un reato. "Non si sono mai visti tanti turchi tutti insieme" ammette il presidente di un'organizzazione culturale turco-parigina.
I secondi commemorano un omicidio, quello di Hrant Dink, giornalista turco-armeno, direttore di Agos, vittima di un'aggressione a Istanbul nel 2007, il cui lungo processo si è concluso in questi giorni, e che inverosimilmente rintraccia come unici responsabili l'allora diciassettenne Oğun Samast e il suo istigatore Yasin Hayal.
I partecipanti gridano tutti insieme "Siamo tutti Hrant Dink, siamo tutti armeni" in turco, in armeno, in curdo...col cuore gonfio aspettano che sia fatta giustizia, che siano riconosciute le vere responsabilità dell'omicidio. Che si possa davvero considerare concluso il processo.
Ha parlato di giustizia in Turchia anche il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg, riferendosi proprio al caso Dink, in particolare alla sproporzione tra le forze impiegate per la detenzione dei sospetti nel caso Ergenekon e la facilità con cui sono stati rilasciati gli imputati del processo Dink, ben 19.
Il commissario paventa un possibile intervento della Corte Europea dei diritti umani se la Turchia non farà qualcosa per limitare il peso dello stato sulla giustizia.
In effetti sembra che le politiche degli ultimi tempi vadano in senso diametralmente opposto, soprattutto a partire dalla svolta rappresentata dalle recenti riforme costituzionali promosse dal governo Erdoğan.
I primi protestano contro la legge approvata alla camera e che sarà in senato lunedì che stabilisce che negare il genocidio armeno del 1915 è un reato. "Non si sono mai visti tanti turchi tutti insieme" ammette il presidente di un'organizzazione culturale turco-parigina.
I secondi commemorano un omicidio, quello di Hrant Dink, giornalista turco-armeno, direttore di Agos, vittima di un'aggressione a Istanbul nel 2007, il cui lungo processo si è concluso in questi giorni, e che inverosimilmente rintraccia come unici responsabili l'allora diciassettenne Oğun Samast e il suo istigatore Yasin Hayal.
I partecipanti gridano tutti insieme "Siamo tutti Hrant Dink, siamo tutti armeni" in turco, in armeno, in curdo...col cuore gonfio aspettano che sia fatta giustizia, che siano riconosciute le vere responsabilità dell'omicidio. Che si possa davvero considerare concluso il processo.
Ha parlato di giustizia in Turchia anche il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg, riferendosi proprio al caso Dink, in particolare alla sproporzione tra le forze impiegate per la detenzione dei sospetti nel caso Ergenekon e la facilità con cui sono stati rilasciati gli imputati del processo Dink, ben 19.
Il commissario paventa un possibile intervento della Corte Europea dei diritti umani se la Turchia non farà qualcosa per limitare il peso dello stato sulla giustizia.
In effetti sembra che le politiche degli ultimi tempi vadano in senso diametralmente opposto, soprattutto a partire dalla svolta rappresentata dalle recenti riforme costituzionali promosse dal governo Erdoğan.
martedì 17 gennaio 2012
Non solo uomini davanti alla legge
L'omosessualità ci tira giù intorpiditi dal letto, scuote violentemente le nostre coperte sui nostri corpi infreddoliti e ci costringe a camminare a testa in giù e rivedere tutti i nostri assunti sulla vita e sul mondo. La sua esistenza è la prova che dobbiamo per forza rendere più complesso il nostro modo di pensare, che non è solo un esercizio raffinato di acutezza mentale. L'essere omosessuale è una scelta radicale di lotta per la democrazia, anche proprio malgrado. Sulla condizione dei diritti Lgbt si misura lo stato dei diritti di tutta la cittadinanza.
Per questo è fondamentale includere i diritti legati al genere e all'orientamento sessuale nella legge fondamentale dello Stato, la Costituzione. E si guardi bene che non è solo un aggiungere. Se i diritti in questione sono taciuti, non si può prevedere con quanta affidabilità verranno applicati gli altri. E' una modifica dello sguardo sia da parte di chi la legge la fa, sia da parte di chi la deve rispettare.
In Turchia la lotta per la modifica dell'articolo 10 della Costituzione (Anayasa) sta avendo una vivace accelerazione: le proposte sono state inviate alla Grande Assemblea Nazionale Turca (Tbmm) e prevedono la rinuncia a concetti come "pubblica moralità"a cui si fa riferimento per determinare i diritti dei cittadini. Si tratta di un concetto vago e mutevole nella Storia, perciò riferibile a sempre diversi individui, puntualizza l'associazione Kaos Gl, di Ankara. La loro proposta è di chiamare le cose con il loro nome e quindi riscrivere l'articolo 10 come segue:
Questo non è naturalmente l'unico modo per parlare di discriminazione di genere e sessuale: c'è sempre il cinema. Anche se, come si domanda Emrah Güler sulle pagine di Hürriyet, non dovesse esistere un cinema gay turco, nel senso di fatto da cineasti gay che parlino di tematiche gay, il nuovo lavoro dei registi Caner Alper e Mehmet Binay, Zenne Dancer, sarebbe un buon inizio per inaugurare una serie. Il film si basa sulla storia vera del primo omicidio d'onore conosciuto perpetrato nei confronti di un omosessuale. Ahmet Yıldız fu ucciso nel 2008 dal proprio padre, mentre usciva da un bar. Zenne sono i danzatori maschi di danza del ventre.
Intanto le donne mostrano un muso duro di sdegno contro un processo (Fethiye davası) che riguarda un caso di stupro collettivo nella città di Muğla. Mercoledì scorso attiviste della Piattaforma delle Donne di Ankara si sono presentate ad una conferenza della Lega degli Avvocati di Ankara nel momento in cui prendeva la parola il difensore degli imputati, l'avvocato İlker Gürkan. Urlando slogan contro una "giustizia maschile che non è una giustizia"e innalzando cartelli che recitavano"non proteggete lo stupro"hanno decisamente fatto un po' di sano rumore. La ripresa del processo è prevista per il prossimo 17 febbraio.
Guarda il video della protesta qui.
Per questo è fondamentale includere i diritti legati al genere e all'orientamento sessuale nella legge fondamentale dello Stato, la Costituzione. E si guardi bene che non è solo un aggiungere. Se i diritti in questione sono taciuti, non si può prevedere con quanta affidabilità verranno applicati gli altri. E' una modifica dello sguardo sia da parte di chi la legge la fa, sia da parte di chi la deve rispettare.
In Turchia la lotta per la modifica dell'articolo 10 della Costituzione (Anayasa) sta avendo una vivace accelerazione: le proposte sono state inviate alla Grande Assemblea Nazionale Turca (Tbmm) e prevedono la rinuncia a concetti come "pubblica moralità"a cui si fa riferimento per determinare i diritti dei cittadini. Si tratta di un concetto vago e mutevole nella Storia, perciò riferibile a sempre diversi individui, puntualizza l'associazione Kaos Gl, di Ankara. La loro proposta è di chiamare le cose con il loro nome e quindi riscrivere l'articolo 10 come segue:
Diritti fondamentali di ciascun individuo. Ogni individuo è uguale davanti alla legge, indipendentemente da lingua, etnia, colore della pelle, genere, orientamento sessuale, identità dei genere, visione politica, credo filosofico, religione, setta, stato civile, età, disabilità, etc. (sic)L'attuale elenca "lingua, razza, colore, genere, pensiero politico, credo filosofico, religione, setta e simili ragioni..". Un'aggiunta del 2004 precisa la parità tra uomini e donne di fronte alla legge e nel 2010 si aggiunge un riferimento a disabili e invalidi di guerra e civili.
Questo non è naturalmente l'unico modo per parlare di discriminazione di genere e sessuale: c'è sempre il cinema. Anche se, come si domanda Emrah Güler sulle pagine di Hürriyet, non dovesse esistere un cinema gay turco, nel senso di fatto da cineasti gay che parlino di tematiche gay, il nuovo lavoro dei registi Caner Alper e Mehmet Binay, Zenne Dancer, sarebbe un buon inizio per inaugurare una serie. Il film si basa sulla storia vera del primo omicidio d'onore conosciuto perpetrato nei confronti di un omosessuale. Ahmet Yıldız fu ucciso nel 2008 dal proprio padre, mentre usciva da un bar. Zenne sono i danzatori maschi di danza del ventre.
Intanto le donne mostrano un muso duro di sdegno contro un processo (Fethiye davası) che riguarda un caso di stupro collettivo nella città di Muğla. Mercoledì scorso attiviste della Piattaforma delle Donne di Ankara si sono presentate ad una conferenza della Lega degli Avvocati di Ankara nel momento in cui prendeva la parola il difensore degli imputati, l'avvocato İlker Gürkan. Urlando slogan contro una "giustizia maschile che non è una giustizia"e innalzando cartelli che recitavano"non proteggete lo stupro"hanno decisamente fatto un po' di sano rumore. La ripresa del processo è prevista per il prossimo 17 febbraio.
Guarda il video della protesta qui.
sabato 14 gennaio 2012
La mia nuova libreria
La mia nuova libreria ha due ripiani stabili, volendo tre, è di legno chiaro e sa di arance rancide. Per questo, prima di disporvi i libri nuovi, ho lasciato un bastoncino di incenso a consumarsi per ovviare all'inconveniente. E' stato un vero affare, al mercato di via Benedetto Marcello. Non c'era ormai più nessuno, solo un altro cliente sbirciava tra le cassette di legno accatastate ma non cercava una libreria, bensì da mangiare. E' riuscito a riempire una cassetta di gambi di carciofo e qualche foglia. Spero che sia tornato a casa soddisfatto quanto me.
Già sorridevo sull'autobus, e non ero l'unica. Due o tre signori arabi ridevano senza pudore e mimavano con le mani il carico che mi portavo appresso, un bambino cicciottello peruviano mi sorrideva come si sorride ad un compagno di giochi e uno dei condomini filippini carico di borse della spesa è corso ad aprirmi il portone e ha fischiato al fratello che è corso a sua volta ad aprirmi il cancelletto interno.
A casa ho lavato le mie due cassette sotto la doccia per staccare le bucce di arancia marce. Una volta asciutte le ho sistemate una sopra l'altra e ci ho messo i miei libri nuovi.
Immaginavo l'uomo del mercato che cucinava con la stessa soddisfazione i suoi gambi di carciofo.
Già sorridevo sull'autobus, e non ero l'unica. Due o tre signori arabi ridevano senza pudore e mimavano con le mani il carico che mi portavo appresso, un bambino cicciottello peruviano mi sorrideva come si sorride ad un compagno di giochi e uno dei condomini filippini carico di borse della spesa è corso ad aprirmi il portone e ha fischiato al fratello che è corso a sua volta ad aprirmi il cancelletto interno.
A casa ho lavato le mie due cassette sotto la doccia per staccare le bucce di arancia marce. Una volta asciutte le ho sistemate una sopra l'altra e ci ho messo i miei libri nuovi.
Immaginavo l'uomo del mercato che cucinava con la stessa soddisfazione i suoi gambi di carciofo.
Passa la bellezza
L'anno scorso, era estate, sedevo con un amico sul muretto di un cimitero affacciato sul Bosforo, prendendo fiato dopo una lunga e piacevolissima passeggiata, scendendo da Çengelköy, e ammiravamo con tristezza la costa europea di Istanbul e la sua silhouette deturpata dagli orrendi palazzi di Levent. Zafer mi raccontava di un film che faceva riflettere su quanto l'esistenza dell'uomo sulla terra sia qualcosa di provvisorio e tutto sommato irrilevante. Uno di quei film catastroficamente ambientati in un futuro devastato, in cui la specie umana spariva e la natura riprendeva con calma, con i suoi tempi, tutto quello di cui l'uomo l'aveva privata. Osservavamo il ponte sul Bosforo e lo immaginavamo catturato dalla vegetazione, ridicolo e inutile.
Oggi questa stessa silhouette potrebbe essere rimessa in discussione: il ministro della Cultura e del Turismo Ertuğrul Günay, resosi conto della bruttezza dell'orizzonte della città rispetto a quello proposto in cartolina, avvisa che potrebbero esserci delle demolizioni. L'industria edilizia mica costruisce e basta, dopotutto. Tutto fa soldi. E più l'edificio è grande! E allora perché non abbattere lo stadio del Beşiktaş, che sta proprio dietro al palazzo Dolmabahçe, e che giace sui tunnel sotterranei che dal palazzo fuoriescono. Certo, allora era possibile costruire su un reperto archeologico, perché c'era il partito unico, dice Günay, e per di più in rotta con tutto il passato Ottomano, ma adesso.. certo tutto è cambiato. Lunga vita al Sultano.
Oggi questa stessa silhouette potrebbe essere rimessa in discussione: il ministro della Cultura e del Turismo Ertuğrul Günay, resosi conto della bruttezza dell'orizzonte della città rispetto a quello proposto in cartolina, avvisa che potrebbero esserci delle demolizioni. L'industria edilizia mica costruisce e basta, dopotutto. Tutto fa soldi. E più l'edificio è grande! E allora perché non abbattere lo stadio del Beşiktaş, che sta proprio dietro al palazzo Dolmabahçe, e che giace sui tunnel sotterranei che dal palazzo fuoriescono. Certo, allora era possibile costruire su un reperto archeologico, perché c'era il partito unico, dice Günay, e per di più in rotta con tutto il passato Ottomano, ma adesso.. certo tutto è cambiato. Lunga vita al Sultano.
Guerra all'opposizione
Incredibile operazione della polizia turca che ha perquisito da ieri mattina all'alba uffici e abitazioni per sospetti legami con il Kck, l'organizzazione delle comunità curde teorizzata da Abdullah Öcalan, considerata dal governo ufficiale terroristica e fuorilegge. Le perquisizioni hanno riguardato 123 persone.
Il risultato è stato di oltre 40 persone detenute che l'agenzia Dicle elenca così:
Sono sempre più importanti, se così si può dire, le energie investite dal governo di Recep Tayyıp Erdoğan per liberarsi dei propri avversari. Secondo il primo ministro si tratta solo di un atto dovuto di applicare la legge laddove non viene rispettata. Ma un'operazione così clamorosa spaventa l'opinione pubblica, soprattutto se associata ad un altro clamoroso arresto recentissimo, quello di İlker Başbuğ.
Il risultato è stato di oltre 40 persone detenute che l'agenzia Dicle elenca così:
In Istanbul, BDP Zeytinburnu Branch Chair Nezir Erdemli; BDP City Executives Doğan Çiftçi and Nazire Güneş, Esenyurt Co-Chair Şafak Özanlı and İlyas Demir; Esenyurt Branch Executive Tahsin Karçık; Esenyurt Branch staffer İsmail Çelik; Bağcılar Branch Co-Chair Zekiye İlbasan; Pendik Branch Vice-Chair Kemal Dülger; Esenler Former Chair Celal Alphan; BDP Center Education Committee Member Berat Birtek; BDP staffers Ramazan Yıldız, Neslihan Güner, Bişar Uzun, Rıza Taşdelen; in İzmir-Bornova BDP Branch Executive Fuat Aras; in Diyarbakır 'Eğitim Branch member Gülsüm Çelik; Diyarbakır BDP staffer Zeki Arşimet; in Antep BDP Former Executive Meryem Akgül; in Mersin, Resul Aşkan and BDP Assembly Member Gülistan Balkaş; in Muş BDP Assembly Member Emrullah Bingöl; in Ağrı-Doğubayazıt Municipal Council Nazan Bağlan Söğüt; in Ankara, KESK Consultant İsmet Aslan, BDP Vice-Co-Chair and former Van Deputy Fatma Kurtulan, former BDP Central Committee Member and former Chair of pro-Kurdish Party DEHAP Tuncer Bakırhan; BDP staffer Mahmut Polat; DİHA Ankara reporter Murat Çiftçi.Come si può vedere la maggior parte sono direttori di circoli del partito Bdp (Barış ve Demokrasi Partisi), presente in parlamento. Fra i parlamentari, anche Leyla Zana si è vista perquisire la casa, e sembra che il suo pc sia stato sequestrato durante l'operazione.
Sono sempre più importanti, se così si può dire, le energie investite dal governo di Recep Tayyıp Erdoğan per liberarsi dei propri avversari. Secondo il primo ministro si tratta solo di un atto dovuto di applicare la legge laddove non viene rispettata. Ma un'operazione così clamorosa spaventa l'opinione pubblica, soprattutto se associata ad un altro clamoroso arresto recentissimo, quello di İlker Başbuğ.
lunedì 9 gennaio 2012
Si apre la gara d'appalto per il terzo ponte sul Bosforo
Sfuma il progetto del ponte sullo Stretto, allora si mettono in coda per un altro ponte colosso, gli italiani.
Ci prova l'Astaldi, impresa di costruzioni che domani parteciperà insieme ad altre 17 imprese da tutto il mondo (Giappone, Spagna, GB, Russia, Austria e naturalmente Turchia) alla gara di attribuzione del progetto del terzo ponte sul Bosforo. Un disastro per l'ecumene Istanbul.
L'Astaldi, con una sede ad Ankara, non è nuova alla Turchia, per la quale ha già realizzato l'autostrada che collega Istanbul alla capitale; inoltre nella stessa Istanbul ha in corso l'importante progetto della metropolitana che collegherà Kadıköy con la periferia est della città oltre alla costruzione del ponte sul Corno d'Oro.
Il progetto, già pronto da agosto, non si limita al ponte, ma anche all'autostrada che vi passerà sopra, insinuandosi nell'ultima riserva verde del Bosforo (clicca sul link sopra), e poi non si potrà più tornare indietro.
Ci prova l'Astaldi, impresa di costruzioni che domani parteciperà insieme ad altre 17 imprese da tutto il mondo (Giappone, Spagna, GB, Russia, Austria e naturalmente Turchia) alla gara di attribuzione del progetto del terzo ponte sul Bosforo. Un disastro per l'ecumene Istanbul.
L'Astaldi, con una sede ad Ankara, non è nuova alla Turchia, per la quale ha già realizzato l'autostrada che collega Istanbul alla capitale; inoltre nella stessa Istanbul ha in corso l'importante progetto della metropolitana che collegherà Kadıköy con la periferia est della città oltre alla costruzione del ponte sul Corno d'Oro.
Il progetto, già pronto da agosto, non si limita al ponte, ma anche all'autostrada che vi passerà sopra, insinuandosi nell'ultima riserva verde del Bosforo (clicca sul link sopra), e poi non si potrà più tornare indietro.
Pace in casa..
Che Davutoğlu sia stato un po' incauto se ne sono accorti anche gli Sciiti, che oggi hanno fatto sentire la loro riprovazione nei confronti dei tanti atteggiamenti discriminatori del governo nei loro confronti.
Se il ministro degli Esteri parla di come prevenire il conflitto fra sunniti e sciiti in Iraq e in Iran, nel suo Paese questo sembra essere ormai acceso, almeno nelle parole. Selahattin Özgündüz, il leader dei Caferi, gruppo sciita turco che prende il nome dal sesto imam, Jafar al-Sadiq, condanna la politica assimilatoria dello Stato, che si comporterebbe esso stesso come una setta, la setta sunnita. Nella sua polemica Özgündüz chiama a raccolta gli Aleviti che, benché si distanzino dall'Islam sunnita e sciita tradizionale, condividono con gli sciiti, oltre all'attesa del dodicesimo imam, la stessa polemica contro l'imposizione culturale sunnita da parte dello Stato.
Le contraddizioni non hanno mai fine da queste parti.
Per quanto riguarda il dramma di Uludere, da segnalare è l'istituzione, da parte del parlamento, di una sottocommissione per indagare sui tragici eventi avvenuti al confine con l'Iraq, in cui un bombardamento dell'esercito ha ucciso 35 ragazzi.
Se il ministro degli Esteri parla di come prevenire il conflitto fra sunniti e sciiti in Iraq e in Iran, nel suo Paese questo sembra essere ormai acceso, almeno nelle parole. Selahattin Özgündüz, il leader dei Caferi, gruppo sciita turco che prende il nome dal sesto imam, Jafar al-Sadiq, condanna la politica assimilatoria dello Stato, che si comporterebbe esso stesso come una setta, la setta sunnita. Nella sua polemica Özgündüz chiama a raccolta gli Aleviti che, benché si distanzino dall'Islam sunnita e sciita tradizionale, condividono con gli sciiti, oltre all'attesa del dodicesimo imam, la stessa polemica contro l'imposizione culturale sunnita da parte dello Stato.
Le contraddizioni non hanno mai fine da queste parti.
Per quanto riguarda il dramma di Uludere, da segnalare è l'istituzione, da parte del parlamento, di una sottocommissione per indagare sui tragici eventi avvenuti al confine con l'Iraq, in cui un bombardamento dell'esercito ha ucciso 35 ragazzi.
sabato 7 gennaio 2012
Mersin ha la sua cemevi
Una piccola vittoria per gli Aleviti di Mersin, la cui amministrazione comunale ha deciso di coprire le spese per il loro luogo di culto, la cemevi. Non è una conquista da poco se si pensa se il culto alevita non è nemmeno riconosciuto come religione ufficiale, costringendo i praticanti a scrivere sulla propria carta di identità "musulmano", cosa in cui non si riconoscono.
Riconosciuta dunque come luogo di culto dal consiglio cittadino, si attende ora l'approvazione definitiva del governatore regionale.
La cemevi è molto più di un luogo di preghiera: è un luogo di ritrovo, di socializzazione, di produzione di cultura, di musica, poesia, eventi. Sicuramente il sostegno comunale contribuirà a dare forte slancio a questo suo compito. La presenza degli aleviti dal mio punto di vista è garanzia di freschezza, di apertura di vedute, in grado di contrastare il crescente oscurantismo di mentalità e costumi nella società turca. Certo gli aleviti non sono i soli, ma forse l'unica forza ad essere insieme progressista e legata alle tradizioni.
Riconosciuta dunque come luogo di culto dal consiglio cittadino, si attende ora l'approvazione definitiva del governatore regionale.
La cemevi è molto più di un luogo di preghiera: è un luogo di ritrovo, di socializzazione, di produzione di cultura, di musica, poesia, eventi. Sicuramente il sostegno comunale contribuirà a dare forte slancio a questo suo compito. La presenza degli aleviti dal mio punto di vista è garanzia di freschezza, di apertura di vedute, in grado di contrastare il crescente oscurantismo di mentalità e costumi nella società turca. Certo gli aleviti non sono i soli, ma forse l'unica forza ad essere insieme progressista e legata alle tradizioni.
Il patto di Davutoğlu con gli Sciiti
Il ministro degli Esteri Ahmet Davutoğlu è rientrato ieri dalla sua visita al presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, presso cui si è trattenuto due giorni.
Esito dell'incontro è l'impegno a lavorare insieme contro le minacce che provengono da sempre più violente opposizioni fra gruppi religiosi, non solo in Iran, ma in tutti quei territori dove l'Iran espande la sua influenza: Siria, Iraq, Libano. Quella che nel corso dell'incontro fra i due politici è stata definita la "Mezzaluna sciita". Secondo Davutoğlu essa potrebbe trasformarsi da minaccia, come appare allo stato attuale, perché acuisce i conflitti interni, a risorsa vantaggiosa, ma solo se Turchia e Iran si impegneranno congiuntamente in questa direzione.
La Turchia infatti è stata perfino indicata dall'omologo iraniano di Davutoğlu Ali Akbar Salehi come luogo ideale per riprendere i negoziati sul nucleare con l'Occidente.
Ma cosa intende il ministro degli Esteri turco per "collaborazione" con gli Sciiti? Forse una dichiarazione di intenti è rappresentata dall'incontro con il leader iracheno sciita Moqtada al-Sadr: d'accordo i due su una politica di amministrazione interna che sia rappresentativa di tutte le forze etniche e politiche presenti nel paese, in modo da evitare l'inasprirsi dei conflitti.
Naturalmente, oltre alle esplosioni a Baghdad di pochi giorni fa (che sembrano essere causate proprio da questo rinnovato conflitto fra sciiti e sunniti nel Paese), parlano di come "sistemare" le popolazioni curde irachene pur continuando a garantirsi l'accesso alle risorse petrolifere dell'area. Non sa Davutoğlu che proprio oggi le madri di Uludere piangono i loro figli? Non proprio un'immagine di pace e armonia interna, non c'è che dire.
Esito dell'incontro è l'impegno a lavorare insieme contro le minacce che provengono da sempre più violente opposizioni fra gruppi religiosi, non solo in Iran, ma in tutti quei territori dove l'Iran espande la sua influenza: Siria, Iraq, Libano. Quella che nel corso dell'incontro fra i due politici è stata definita la "Mezzaluna sciita". Secondo Davutoğlu essa potrebbe trasformarsi da minaccia, come appare allo stato attuale, perché acuisce i conflitti interni, a risorsa vantaggiosa, ma solo se Turchia e Iran si impegneranno congiuntamente in questa direzione.
La Turchia infatti è stata perfino indicata dall'omologo iraniano di Davutoğlu Ali Akbar Salehi come luogo ideale per riprendere i negoziati sul nucleare con l'Occidente.
Ma cosa intende il ministro degli Esteri turco per "collaborazione" con gli Sciiti? Forse una dichiarazione di intenti è rappresentata dall'incontro con il leader iracheno sciita Moqtada al-Sadr: d'accordo i due su una politica di amministrazione interna che sia rappresentativa di tutte le forze etniche e politiche presenti nel paese, in modo da evitare l'inasprirsi dei conflitti.
Naturalmente, oltre alle esplosioni a Baghdad di pochi giorni fa (che sembrano essere causate proprio da questo rinnovato conflitto fra sciiti e sunniti nel Paese), parlano di come "sistemare" le popolazioni curde irachene pur continuando a garantirsi l'accesso alle risorse petrolifere dell'area. Non sa Davutoğlu che proprio oggi le madri di Uludere piangono i loro figli? Non proprio un'immagine di pace e armonia interna, non c'è che dire.
venerdì 6 gennaio 2012
Arrestato İlker Başbuğ, ex capo delle forze armate
E' stato arrestato questa mattina alle 9 il generale İlker Başbuğ, fino all'anno scorso capo dell'esercito turco – che in Turchia non coincide con il ministro della Difesa – accusato di complottare contro il governo Erdoğan.
L'inchiesta che ha portato il gen. Başbuğ agli arresti rientra nell'ambito della cosiddetta Ergenekon, örgüt, "l'organizzazione" ultranazionalista che da sempre si oppone al governo islamico-conservatore dell'Akp (Partito della Giustizia e dello Sviluppo). Secondo quanto riporta Taraf, la svolta nell'inchiesta è avvenuta nel momento in cui due indagini parallele si sono unite: una riguardava accuse di propaganda nera che provenivano da siti internet presumibilmente gestiti dall'esercito, la cosiddetta “İnternet Andıcı“, mentre l'altra tendeva a sgominare i responsabili del tentativo di togliere il potere ad un governo eletto visto come minaccia reazionaria.
Dopo sette ore di interrogatorio con la stampa nazionale accampata fuori, Başbuğ è stato infine accusato di dirigere un'organizzazione sovversiva e di tentativo di colpo di stato.
Sempre dalle pagine di Taraf, Ahmet Altan si interroga sul motivo per cui tanta scrupolosità nell' inseguire la trasparenza, in vista di una svolta democratica nella gestione della politica turca, non sia perseguita in ogni affare oscuro che avviene nel Paese, come in merito alla recente strage di curdi a Uludere, al confine con l'Iraq, dove 35 ragazzi, niente più che piccoli contrabbandieri, sono stati uccisi da un raid dell'esercito turco. Finora di ufficiale c'è solo che il bombardamento è seguito ad un ordine dell'intelligence. Ma il Mit, il servizio segreto turco, ha negato di aver dato l'ordine. Allora chi ha dato l'ordine, perché? Tutto scompare tra le maglie di quello che viene definito il potere profondo.
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