"..metterci nei loro panni, un'impresa snervante che non riesce mai perfettamente." C.Geertz
giovedì 2 giugno 2011
La sorpresa della vita
E' iniziato il festival del documentario (Documentarist- Istanbul Belgesel Günleri). La mia prima visione è stata un film di una regista al suo debutto: Tülin Dağ, con il suo Bir adım ötesi... (Un passo oltre...). Il passo è quello che si fa quando si esce da una prigione dopo dieci anni, il passo che viene dopo e quello dopo ancora. In realtà non è solo questione di mettere un piede in fila dietro all'altro, ma l'inizio di un dramma, di una voragine esistenziale che si apre tra una donna e il mondo, tra la sua mente e il suo corpo. Il film non si sofferma sulle storie personali che hanno portato tre donne in prigione, ma su quello che hanno da dire circa il loro modo di riprendere a vivere, dopo una sospensione di dieci anni. Una delle protagoniste esce, si iscrive all'università, si sposa. La stessa autrice invece, a trent'anni si iscrive all'università e si stupisce di comportarsi esattamente come una diciottenne, cioè l'età in cui è stata allontanata dalla vita e il suo sviluppo emotivo, sentimentale e quello della sua corporeità sono rimasti congelati. Nei loro occhi lo stupore, l'entusiasmo per le cose quotidiane quando accadono davvero. La sorpresa per la vita, che io stessa collegherei a qualcosa che assomiglia molto alla felicità. Raccontano con gli occhi che luccicano come stelle. La prigione è in pieno centro a Istanbul, le voci della vita arrivano da fuori, è tutto così vicino. Ma alle detenute, della vita, non rimane altro che la lettura, l'approfondimento intellettuale, la raffinatezza delle loro discussioni. La donna che è in loro è una ragazzina che quando esce non sa bene cosa assaggiare, non sa come raccontare il proprio disagio e si deprime. Solo lentamente la ragazzina cresce ed è finalmente in grado di portare un vestito da ragazza, di acconciarsi i capelli. Ogni gesto è un'impronta scavata su un terreno vergine, mai calpestato da nessuno, nuovo e fresco.
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