martedì 14 giugno 2011

Dedikodu

Con la mia solita incapacità diplomatica ho detto ai miei amici che rappresentavano in pieno il maschio turco, tutto-maschio, senza sfumature femminili. Diversamente da come avevo previsto, nessuno si è messo a ridere, e anzi, è calata su di noi un'atmosfera pesante e si stava quasi per consumare un piccolo litigio. Ho cercato di spiegare quello che intendevo, e cioè che ognuno di noi ha un lato femminile e un lato maschile, più o meno in armonia, con la prevalenza dell'uno o dell'altro. Uno teneva la bocca chiusa e continuava a mondare le carote, un altro fingeva di non essersela presa mentre il terzo insisteva nel dire che c'era stato un malinteso dovuto alla lingua.

Questa cosa mi fa tremendamente incazzare -scusate la parolina non proprio delicata- questo continuo usare la differenza (di lingua, di abiti) per giustificare ogni incomprensione, perché definisce un ostacolo insormontabile e decreta l'impossibilità di proseguire oltre. Oltre a segnalare che l'altro non ha alcuna motivazione a stabilire un dialogo e procede a gradoni, saltando i dettagli. Dato che non se ne usciva, avevo quasi cominciato a chiedere scusa per le mie parole offensive, quando mi è venuta un'idea geniale: fare esempi pratici. In effetti, neanche porre sul piano dell'astrazione qualcosa di cui non si ha un terreno comune con l'interlocutore può considerarsi un tentativo di comunicare. Allora ho raccontato di questi uomini che camminano come dei rettangoli indeformabili, con le braccia penzoloni distanti dal bacino almeno venti centimetri, emettendo versi schifosi o sputando, sedendosi esponendo con fierezza la fonte della loro mascolinità, e che al passaggio di minute e raffinate signorine sostano vomitando loro addosso il loro sguardo ferino, come se fosse un diritto, quello di cercare in ogni angolo di carne.

Attenzione, non sto generalizzando a tutti gli uomini che incontro, sto parlando del maschio tuttormoni che solo risponde alle caratteristiche qui trattate. Quando ho a che fare con questi personaggi mi chiedo se loro sappiano quello che mi passa per la testa, che non è "Brutto orco, levami gli occhi di dosso", ma "Quanto è ridicolo e inutile questo personaggio per il progresso dell'umanità, il mio unico dispiacere è se in casa sua è una specie di re".

Badate bene, questo post è sì poco più di un inutile pettegolezzo femminista neanche troppo originale, ma mi piaceva menzionare questo piccolo aneddoto perché indirettamente sto discutendo del corpo, della sua funzione sociale nonché le conseguenze della sua emancipazione sulla decadenza della virilità. Una chance non da poco per l'uomo, che finalmente ha l'occasione di sbrigliarsi dal ruolo così rigido impostogli dalla tradizione e reinventarsi, miscelando a piacere yin e yang, non dovendo più per forza masticare e parlare  contemporaneamente. Tornando ai miei tre amici in cucina. Certo che eravamo in cucina e ognuno si dava da fare, ma non sono certo nè la cucina nè la romanticheria che compongono in me la prevalente parte femminile. Alla fine, con degli esempi un po' cretini, sono riuscita a riportare tutto su un piano ridanciano e la faccenda è morta lì. Il giorno seguente alla fermata del metrobus - dunque zona frequentatissima non solo da auto ma anche da pedoni in attesa - ho visto questo enorme manifesto e mi sono chiesta se quella povera ragazza non si sentiva un po' a disagio nel sapere che questi piccoli orsi nel scrutare il suo corpo sentano dentro di sé una specie di vittoria.

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