Non mi era mai capitato a Istanbul di vedere un vigile urbano dirigere il traffico. E' successo oggi mentre attraversavo per l'undicesima volta (perché dimenticavo a casa qualcosa o perché ero rimasta chiusa fuori) la stessa strada. Una strada a tre corsie -più o meno, naturalmente non sono tracciate- per ogni senso di marcia con spartitraffico, senza attraversamento pedonale e tantomeno senza semaforo per i pedoni. Ma unico punto obbligato per l'attraversamento. Divento sempre più scaltra ogni volta che attraverso. Mentre, tutta presa nella foga animalesca di uscire dal groviglio di auto, sono riuscita ad approdare sullo spartitraffico, mi sono resa conto che un rumore emergeva su quello dei clacson e dei motori vecchi: il fischietto del vigile urbano. C'era qualcosa di strano però nella sua strategia: stava lasciando defluire il traffico proveniente dalla strada laterale salvo poi fermarlo a metà per mettersi a fischiare con più vigore alle auto ferme al rosso della grande carreggiata agitando la mano per farle passare. Quando la sirena di due volanti della polizia mi ha riempito le orecchie ho capito il perché di quella mossa apparentemente insensata. Passate loro, infatti, il vigile urbano ha ribloccato le auto ferme al rosso e ha fatto ripartire le altre che vi si immettevano. E ha fatto passare i pedoni. Solo allora ho notato il fulcro della scena: un'auto ferma in mezzo alle corsie, cofano aperto e motore fumante; nessuno dentro. Dopo aver attraversato ho visto l'uomo che correva con un vaso da fiori colmo d'acqua urlando "ce l'ho ce l'ho". L'aveva preso in prestito dalle zingare che vendono i fiori in piazza. E' corso a dar da bere al radiatore, mentre il traffico aveva ricominciato a muoversi. L'ho cercato, ma non l'ho visto più: il vigile urbano si era già dileguato.
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