Kız Reporter deve arrotondare un po' le entrate, allora si è messa a fare la guida turistica..a suo modo. Ha trovato uno spazio sul sito di MilanoFree, proprio qui, dove potrete leggere il primo degli itinerari proposti. Un po' meno antropologico, un po' più fiction, un po' più visuale: lo scritto è pensato come l'obiettivo di una videocamera, o di una macchina fotografica..e ognuno nell'immagine è libero di leggere ciò che desidera.
Si arriva a trent'anni in una città
nuova, segreta, un po' introversa. Ci si arrangia un lavoretto, una
casa in affitto, le prime poche conoscenze. Si fa la residenza. Si
visitano i posti notevoli. E poi?
Poi ci si mette a camminare. Si apre la
porta, si scendono le scale, si esce sulla strada. Si cammina. Non
importa dove: si segue un certo fiuto. Non si ha questo fiuto? Certo,
ci vuole allenamento. Intanto qui vi offro una guida, un esempio di
come si può fare. Un itinerario alla volta, casuale. Ogni pretesto
vale. Si va a cercare un negozio e poi si torna apposta dalla strada
sbagliata.
Il pretesto di oggi è scrollarsi di
dosso il traffico e dirigersi verso qualcosa di alto –un albero o
un palazzo, come vedremo.
La Torre Solare
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Si parte da via Padova: lasciamo via
Cambini alle spalle, dove il lunedì c'è il mercato rionale, e si
trova anche l'aneto, venduto su una cassetta di legno fra le file di
bancarelle da un venditore arabo, e si entra via Cavezzali. C'è un
bowling: voglio vedere se come tutti i bowling odora di fritto e ha
musica tecno a tutto volume; decido di entrare, ma mi basta schiudere
la porta per ricevere la mia conferma. Di tecno non c'è solo la
musica: c'è anche il grosso palazzo che stende la sua spessa ombra
su piazza Sesia. Dietro di lui continuano le figure quadrilaterali
delle facciate di altri palazzi simili. Seguo allora il profilo dei
rami verdi e sonanti che sbucano dal muro di cinta dell'ospedale
Turro. Sono alberi altissimi. Le foglie sfrigolano e il traffico è
già un ricordo lontano. Il verde prende sempre di più il
sopravvento sul cemento: percorrendo via Jesi scovo un edificio
catturato dall'edera, che fa da sfondo ad un furgone decorato con
fiori sul parabrezza e una scritta in arabo. É tutto disegnato e
scritto: e la penna è di volta in volta l'adesivo, l'edera o la
bomboletta spray. Sfocio nel verde del parco della Martesana: qui la
mia altezza la trovo nella Torre Solare, un palazzo di edilizia
popolare costruito negli anni '80. Deve il suo nome al progetto
iniziale di renderlo autonomo dal punto di vista energetico grazie ad
un sistema di pannelli solari. Ai piedi dei suoi diciotto piani le
giostre gonfiabili di Stobbia si sgonfiano, alla fine della giornata
di divertimento, e un grosso alieno verde si affloscia in avanti
mentre un bambino osserva la scena dalla sua biciclettina.
Più oltre mi imbatto in una
popolazione di panettoni di cemento dipinti da personaggi di
Southpark; di fronte si apre l'anfiteatro della Martesana, che di
domenica ospita una ciclofficina per chi vuole cimentarsi. Oppure si
possono imparare le danze folcloristiche peruviane, come il Huayño.
Proseguo oltre e mi imbatto nell'incredibile muro fucsia del parco
della Martesana, che si staglia sul verde e fugge verso via Valtorta.
E qui ci faccio una pausa, rimanendo a chiedermi il perché di quel
colore, mentre sullo sfondo alcuni ragazzi accendono lo stereo e
ascoltano musica metal sudamericana.
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