"..metterci nei loro panni, un'impresa snervante che non riesce mai perfettamente." C.Geertz
mercoledì 13 aprile 2011
martedì 12 aprile 2011
Nave umanitaria per la Libia
Partirà questa sera (o domani mattina) dal porto marittimo di Zeyport, Istanbul, una nuova missione dell'organizzazione non governativa islamica İHH, diretta a Misurata, in Libia. Il carico consiste di 682 tonnellate di generi di prima necessità, quali cibo e medicinali, per un valore totale di cinque milioni di lire turche, oltre due milioni e mezzo di euro.
La İHH è la stessa Ong turca che aveva guidato la Freedom Flotilla diretta verso Gaza con lo scopo di forzare il blocco imposto da Israele nel maggio dello scorso anno. La nave ammiraglia, la Mavi Marmara, venne abbordata dall'esercito israeliano. L'epilogo, con otto morti tra gli attivisti turchi, oltre ad un americano di origine turca, fu la causa della rottura dei rapporti diplomatici della Turchia con Israele e il trionfo dell'immagine della Turchia come paladina dei diritti dei popoli musulmani repressi.
Così si è espresso il presidente dell'associazione umanitaria Bülent Yıldırım riguardo alla missione in partenza per la Libia: " Vogliamo che questi aiuti raggiungano la gente della Libia, colpita sia dal governo libico che dalle forze Nato, che intendono conquistare il mondo islamico".
Intanto per quanto riguarda la faccenda della Mavi Marmara l'Onu ha convocato un tavolo di discussione con lo scopo di redigere una presentazione da consegnare al segretario generale Ban Ki Moon. Verranno ascoltati diplomatici di entrambe le nazioni coinvolte, Turchia e Israele, rispettivamente il 26 e il 27 aprile. Il tavolo sarà presieduto dall'ex premier neozelandese Geoffrey Palmer e dall'ex presidente colombiano Alvaro Uribe. E mentre una nuova Freedom Flotilla verso Gaza è programmata per il prossimo giugno, il governo israeliano sta già facendo pressioni per invitare i promotori a desistere da questo nuovo tentativo di forzare il blocco.
La İHH è la stessa Ong turca che aveva guidato la Freedom Flotilla diretta verso Gaza con lo scopo di forzare il blocco imposto da Israele nel maggio dello scorso anno. La nave ammiraglia, la Mavi Marmara, venne abbordata dall'esercito israeliano. L'epilogo, con otto morti tra gli attivisti turchi, oltre ad un americano di origine turca, fu la causa della rottura dei rapporti diplomatici della Turchia con Israele e il trionfo dell'immagine della Turchia come paladina dei diritti dei popoli musulmani repressi.
Così si è espresso il presidente dell'associazione umanitaria Bülent Yıldırım riguardo alla missione in partenza per la Libia: " Vogliamo che questi aiuti raggiungano la gente della Libia, colpita sia dal governo libico che dalle forze Nato, che intendono conquistare il mondo islamico".
Intanto per quanto riguarda la faccenda della Mavi Marmara l'Onu ha convocato un tavolo di discussione con lo scopo di redigere una presentazione da consegnare al segretario generale Ban Ki Moon. Verranno ascoltati diplomatici di entrambe le nazioni coinvolte, Turchia e Israele, rispettivamente il 26 e il 27 aprile. Il tavolo sarà presieduto dall'ex premier neozelandese Geoffrey Palmer e dall'ex presidente colombiano Alvaro Uribe. E mentre una nuova Freedom Flotilla verso Gaza è programmata per il prossimo giugno, il governo israeliano sta già facendo pressioni per invitare i promotori a desistere da questo nuovo tentativo di forzare il blocco.
domenica 10 aprile 2011
Mi schiarisco la voce e faccio le valigie
Dopo un'assenza più o meno lunga, di lontananza dalla Turchia e da questo blog, ritorno a questo mio progetto con l'intento di ripristinare un'umile finestrella di informazione e aggiornamento su ciò che avviene al di qua e al di là del Bosforo.
Questo distacco è motivato dall'intento di questo blog, racchiuso nel suo stesso nome. Nato come raccolta di piccoli reportages, cioè racconti di cose viste e vissute, non essendo più là, non me la sentivo più di continuare a scrivere, raccogliendo cose di seconda mano o riferite da altri.
Perché ho cambiato idea? Intanto perché fra poco tornerò a Istanbul. Pertanto, dato che in quanto reporter scriverò, è giusto anticipare la pubblicazione delle mie storie con qualche riflessione da lontano. Ci saranno le elezioni: anche di questo evento voglio prima dare un'introduzione, densa di dati freddi ma necessari.
E poi sento che è mio dovere parlare di Turchia, perché sono un filtro coscienzioso.
Questo distacco è motivato dall'intento di questo blog, racchiuso nel suo stesso nome. Nato come raccolta di piccoli reportages, cioè racconti di cose viste e vissute, non essendo più là, non me la sentivo più di continuare a scrivere, raccogliendo cose di seconda mano o riferite da altri.
Perché ho cambiato idea? Intanto perché fra poco tornerò a Istanbul. Pertanto, dato che in quanto reporter scriverò, è giusto anticipare la pubblicazione delle mie storie con qualche riflessione da lontano. Ci saranno le elezioni: anche di questo evento voglio prima dare un'introduzione, densa di dati freddi ma necessari.
E poi sento che è mio dovere parlare di Turchia, perché sono un filtro coscienzioso.
I candidati caldi del Bdp
Il Partito Democratico della Pace, Bdp, il partito della lotta del popolo curdo per i diritti, ha presentato la sua lista di candidati per le prossime elezioni parlamentari del 12 giugno. Fra di essi sei persone sotto processo perché accusati di appartenere al Kck, la confederazione democratica curda voluta da Abdullah Öcalan che il governo turco teme almeno tanto quanto Ergenekon, benché le due realtà non possano essere più lontane. Kck è il frutto degli studi a cui il leader curdo si è dedicato durante i suoi anni in prigione, che non vanno disgiunti dagli inviti rivolti al Pkk di agire in modo democratico e nella ricerca di un dialogo con il governo.
Fra i candidati si distinguono personalità davvero potenti, dal punto di vista emotivo e per la attualità degli eventi ad essi legati. Basta fare un esempio, per ritrovarne il filo già in questo blog: Ahmet Türk, aggredito selvaggiamente esattamente un anno fa, candidato a Mardin. O Leyla Zana, in prigione per dieci anni per aver pronunciato una frase in curdo in parlamento, che è in lista a Diyarbakir.
Il vice primo ministro turco Cemil Çiçek ha dichiarato in tv che la legge non vieta di candidare persone implicate in un processo. E' una scelta del partito, che poi quello che conta è la volontà popolare, ha detto Çiçek.
Per ora i nomi sono 61, tra cui 13 donne, per 39 province.
Fra i candidati si distinguono personalità davvero potenti, dal punto di vista emotivo e per la attualità degli eventi ad essi legati. Basta fare un esempio, per ritrovarne il filo già in questo blog: Ahmet Türk, aggredito selvaggiamente esattamente un anno fa, candidato a Mardin. O Leyla Zana, in prigione per dieci anni per aver pronunciato una frase in curdo in parlamento, che è in lista a Diyarbakir.
Il vice primo ministro turco Cemil Çiçek ha dichiarato in tv che la legge non vieta di candidare persone implicate in un processo. E' una scelta del partito, che poi quello che conta è la volontà popolare, ha detto Çiçek.
Per ora i nomi sono 61, tra cui 13 donne, per 39 province.
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